La presunzione per cui i costi neri o i ricavi non dichiarati dalla società accertata sono considerati (e tassati) quali utili percepiti dai soci solleva numerose criticità, derivanti dal fraintendimento che si sta consumando nel far funzionare la presunzione alla stregua di un peculiare regime di trasparenza societaria, in difetto di qualsivoglia base normativa. Occorre invece tenere fermo che si tratta di una presunzione, ossia di un ragionamento volto a dimostrare, induttivamente, l’esistenza di un fatto storico e materiale ignoto, quale è la distribuzione ai soci di utili in nero. Proprio perché si tratta di un ragionamento induttivo, occorre che rimanga nel solco della verosimiglianza, pena, altrimenti, dover giungere ad ipotizzare un regime di tassazione che, in spregio dell’art. 53 Cost., attribuisce un reddito ai soci solo perché è stato rettificato il reddito della società, senza che vi sia nessuna verosimile indicazione che detto reddito sia mai entrato nella sfera giuridico-patrimoniale del contribuente.